Dopo questa bellissima giornata primaverile m'è tornato in mente (come un'illuminazione dall'alto, amen) un articolo che avevo letto tempo fa e che mi aveva "aperto un mondo". L'articolo è questo, scritto da Giacomo Sartori, di cui non ho letto praticamente nulla se non brevi articoli sul blog collettivo "Nazione Indiana". Già il titolo dovrebbe incuriosire -o almeno con me aveva funzionato- perché esordisce in maniera provocatoria con: "La stupidità degli scrittori". Temo che molti non abbiano voglia di proseguire nella lettura, dopo avervi propinato un articolo così leggero e così corto (sento già le vostre dita che guidano la freccetta del mouse verso l'uscita d'emergenza). Ma insisto nel mio essere fastidiosa e riassumo all'osso la sua tesi.
Comunque, eccoci all'input. L'ammirazione che ho provato per Sartori nelle scarse righe (d'altronde non poteva mica scrivere la Divina Commedia!) che ha dedicato alle personalità degli scrittori, in realtà s'è rivelata gratitudine. Perché, per la prima volta, dopo anni di antologie noiosissime che reiteravano definizioni pompose di elogio/critica, qualcuno mi parla di un autore in maniera umana, mi fa capire che dietro a quelle opere (che possono piacere o non piacere, appassionare o annoiare) c'è un uomo, con una personalità ben definita e magari alcune peculiarità. In sostanza: mi fa conoscere lo scrittore. Ciò che le antologie non fanno (e spesso nemmeno i professori) è stabilire un contatto reale con lo scrittore, con la sua personalità. Io mi appassiono in maniera viscerale di uno scrittore quando so, per esempio, che ha fatto esperienze che io stessa vorrei fare, quando s'è distinto per irascibilità o sensibilità. Parto con pregiudizi (positivi, ma pur sempre tali) e riscopro con maggiore interesse la sua letteratura, la sua poesia. Lo ricollego alle opere, lo vedo scrivere, arrabbiarsi e pubblicarsi da anonimo, nascondersi dietro circoli letterari, ubriacarsi, soffrire per amore, fare viaggi da vagabondo. Ossia, lo vedo rivivere nelle sue opere, in ciò che ci ha lasciato.
Le biografie storiche (ma anche romanzate) degli autori sono un ottimo modo, a mio parere, di stabilire un contatto coi "barbosi" scrittori che troviamo sulle antologie, insipidi ed insignificanti. Leggendone magari gli amori, le avventure, le delusioni, le pazzie (e per gli scrittori ce ne sono tantissime!) ci sentiremo loro compagni e magari anche amici, non anonimi studenti succubi dei loro versi e delle loro trame infinite. Cammineremo di pari passo con loro, parleremo, berremo un bicchiere di vino al loro tavolo, li vedremo inveire e lottare. Ecco ciò che io intendo quando dico a qualcuno che devo ancora "entrare nell'ottica" dello scrittore (risultando magari stupida, ma ci sono tantissime occasioni in cui lo sembro) per poterlo giudicare. Devo semplicemente conoscerlo. E forse dovremmo tutti.
è bellissimo Flavia (:
RispondiEliminaAnche io adoro i libri dove all'inizio puoi trovare le vicende dell'autore, ti aiutano a sentire vivo il racconto, quasi essere lì.
Four for you, you go!
Bea
Ti ringrazio tanto Bea! Son felice di non essere l'unica, di solito le vite degli autori passano decisamente troppo in secondo piano, e lo trovo alquanto ingiusto
RispondiElimina(sono onorata che tu sia il mio primo commento in assoluto)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina